COMUNE DI PRATO

La città di Prato è capoluogo dell’omonima provincia a partire dal 1992, anno in cui il territorio si divise da quello di Firenze. Attualmente Prato si pone al secondo posto nella graduatoria fra le città più popolose della Toscana, subito dopo Firenze. La città collocata alle pendici del monte Retaia è percorsa dal fiume Bisenzio, che prosegue il suo corso confluendo nelle acque del fiume Arno.
 
Luoghi Religiosi
Palazzi e Monumenti

Piazze e Musei


Il territorio di Prato era già abitato in età Paleolitica, questo lo si è dedotto a seguito di ritrovamenti nella zona di Galceti, tuttavia sarà grazie allo stanziamento della popolazione degli Etruschi che la città inizia la sua storia. Sul finire del XX sec. fu ritrovato un intero insediamento etrusco nei pressi del comune di Campi Bisenzio, la città Etrusca rinvenuta alla luce era composta da strade larghe, canali ed abitazioni. Al periodo Etrusco subentrò quello romano, ma al tramonto dell'impero subentrarono anni bui, gran parte delle opere di bonifica realizzate in epoca romana furono lasciate al degrado, tanto che alcuni canali navigabili divennero inutilizzabili. I territori furono da prima sotto il controllo dei Bizantini e successivamente dei Longobardi. Nell'XI sec. i conti Alberti furono insigniti del potere di autorità su questa area, realizzando opere di bonifica dei territori paludosi e successivamente aprendo canali di scolo dell'acqua verso i mulini dei laboratori tessili. Nel XII sec. la città di Prato divenne un libero Comune e la sua importanza economica crebbe sui mercati europei grazie alla concia della lana. In città arrivò anche la reliquia della “Sacra Cintola” grazie alla quale iniziarono a giungere a Prato i pellegrini in adorazione. La città nel XIV sec. aprì le porte al re di Napoli, sottomettendosi al suo potere per evitare di cadere nelle mani della nemica Firenze, ma la sventura fu tale che Giovanna d'Angiò vendette Prato a Firenze nel 1351; tuttavia Prato non sentì molto l'influenza fiorentina, soprattutto in campo economico, dove la città continuò la sua espansione. Nel '700 scesero al potere la casata dei Gran Duchi di Lorena, che contribuirono positivamente alle sorti della città attraverso opere di carattere urbanistico, ma anche nel campo della cultura.
Con l'unificazione d'Italia in città esplose l'industrializzazione, che chiamò a Prato molti abitanti delle vicine campagne, che divennero operai presso le nuove fabbriche. Dopo la seconda guerra mondiale le industrie cambiarono volto tanto da richiedere maggiore manodopera, questo contribuì al fenomeno dell'immigrazione interna, in quanto interi nuclei famigliari si spostarono dal sud Italia per giungere in questi luoghi in cerca di lavoro. Negli anni '90 invece si assiste a una nuova migrazione, quella proveniente dai paesi extraeuropei, per lo più cinesi, questo è anche il momento storico dell'inizio del declino della posizione leader di Prato nei mercati internazionali del settore tessile a causa  della delocalizzazione produttiva verso nuovi paesi emergenti come Cina, India ed est Europeo, dove la manodopera e le materie prime erano reperibili a basso prezzo.

La città di Prato ha una economia basata prettamente sul settore tessile, che la pone sulle vette dell’olimpo internazionale fra le case di Alta Moda, con una concentrazione straordinaria fra laboratori e aziende di produzione, tuttavia questo settore è entrato in crisi sul finire degli anni '90 a causa dei paesi emergenti del sud est Asiatico ed est Europeo, in quanto molte aziende decisero di spostare in queste aree la loro produzione, dato che la manodopera era ed è ancora oggi a basso costo, questo naturalmente lascia alle aziende un elevato margine di guadagno, in quanto i prezzi al pubblico rimangono gli stessi, ma i costi sono drasticamente tagliati.
Il problema è divenuto anche interno alla provincia di Prato, in quanto la popolazione di quei paesi emergenti, soprattutto cinesi, hanno deciso di trasferirsi direttamente nel territorio Italiano, identificando Prato come la provincia dove aprire i loro laboratori, non tutti rispettosi delle leggi sul lavoro e la sicurezza, andando quindi a danneggiare la libera concorrenza di quelle aziende che invece lavorano nel pieno rispetto delle leggi.
Accanto al settore tessile si affianca anche un altro tipo di produzione che vede coinvolto il riciclaggio dei panni per il loro riutilizzo, attraverso la loro trasformazione in nuovi tessuti.

Altri ambiti economici che ruotano attorno a questa provincia si riscontrano sempre nel settore secondario industriale con le aziende metalmeccaniche, chimiche, della fabbricazione del legno e della ceramica, oltre alle fabbriche operanti nella trasformazione alimentare. Per quanto riguarda il settore terziario avanzato, il turismo non è stato ancora del tutto sviluppato, questa importante risorsa costituirebbe un nuovo slancio per i posti di lavoro.

Il Duomo di Prato si affaccia sull’omonima piazza, l’edificio risale al X sec. quando il tempio era la Pieve intitolata a Santo Stefano, fu rimaneggiata nel XIII sec. in stile romanico, la facciata fu decorata a strisce in marmo bianche e verdi alternate, tali lavori risalgono al XV sec. Sul portale d'ingresso fu realizzata una lunetta con la raffigurazione della Madonna fra santi, opera di Andrea della Robbia.  Accanto al tempio si innalza il campanile realizzato in stile romanico – gotico, impreziosito da bifore.

L’interno del duomo è suddiviso in tre navate, sormontate da arcate poggianti su colonne addolcite da capitelli, qui sono custodite opere molto interessanti come il “pergamano” opera di Mino da Fiesole, un maestoso candelabro e il tabernacolo della Madonna dell’Ulivo opera del Maiano, mentre nella navata di sinistra è collocato il pulpito in marmo bianco sorretto da sfingi, ornato da bassorilievi raffiguranti storie della vita di Santo Stefano, del Battista e dell'Assunta.
Nella cappella maggiore fu realizzato il ciclo di affreschi raffiguranti le storie di San Giovanni Battista e di Santo Stefano, nella navata di sinistra si trova la cappella del sacro cingolo, la quale custodisce la reliquie rappresentata dalla cintola che la Madonna diede a San Tommaso, la quale è collocata nell'altare che funge da scrigno, sormontato dalla figura della Madonna con bambino, opera di Giovanni Pisano, le pareti sono affrescate con storie della vita di Maria e della “cintola”; alla cappella si accede solamente mediante l'apertura della cancellata bronzea, realizzata in stile rinascimentale.
La reliquia fu la ragione per la quale molti pellegrini giunsero a Prato, questo diede impulso ai lavori che portarono all'ampliamento del Duomo e alla piazza per accogliere la miriade di persone che si accalcavano fuori dai battenti del tempio. Tale reliquia ancora oggi è esposta al pubblico nella piazza durante il periodo di Natale, Pasqua e l'8 settembre, collocandola sul pulpito esterno al Duomo.

Il complesso di San Domenico si affaccia sull'omonima piazza, fu realizzato in stile gotico nel XIII sec., ma la facciata rimase incompiuta, in quanto fu solo realizzato solo metà del progetto decorativo, con la classica alternanza di strisce marmoree bianche e verdi, chiudendo in oltre il grande oculo per aprirne uno più piccolo. L'interno fu rimodellato nei secoli successivi, sino ad arrivare all'epoca barocca, di cui oggi ne possiamo ammirare l'operato, l'ambiente unico è sormontato da una volta a botte. Adiacente alla chiesa fu eretto il monastero e il campanile in laterizio addolcito da bifore e trifore, dal lato destro si accede al chiostro elaborato su colonne ioniche adornato da monumenti funebri e lapidi, da qui si può accedere ai locali del convento, che oggi ospita il Museo della Pittura Murale.

I lavori per l'edificazione del tempio iniziarono nel XV sec. su progetto di Giuliano da Maiano e portati a termine da Giuliano da Sangallo. La chiesa fu realizzata in stile rinascimentale, edificata su una pianta a croce greca, dove nell'intersezione fra la navata e il transetto si colloca la cupola sorretta da arcate.

La chiesa di San Francesco si affaccia sull'omonima piazza, i cui lavori iniziarono nel '200, ma si conclusero solamente nel secolo successivo, per essere rimaneggiata nei secoli successivi, un esempio è sicuramente la facciata che venne progettata nel XV sec. con decorazioni a strisce bianche e verdi e culminante in un timpano. L'interno è composto da un'unica navata, qui è custodito il sepolcro di San Gimignano Inghirami, sull'altare maggiore si trova un trecentesco crocefisso ligneo, quest'opera fu donata dal mercante Francesco Datini il quale in cambio fu sepolto davanti all'altare con una lastra marmorea a ricordare la sua sepoltura.

Adiacente al tempio si trova il chiostro realizzato in stile rinascimentale, sorretto da colonne ioniche, il quale fu affrescato da Niccolò Gerini nel XIV sec.  ed ornato da lapidi e stemmi.

Il castello dell'Imperatore si affaccia su piazza delle carceri, il quale è affiancato dalla chiesa intitolata a Santa Maria delle Carceri, l'edificio fu edificato per volere dell'imperatore Federico II sul precedente edificio appartenuto ai conti Alberti di Prato. La struttura fu progettata con un insieme di torri angolati a fronte triangolare e circondato da un fossato. La possente cerchia di mura era messa in comunicazione con l'adiacente carcere . L'opera però non fu completata, e il suo utilizzo cambiò a seconda della sovranità del momento. Sotto il dominio fiorentino il castello fu messo in comunicazione con la terza cerchia di mura attraverso un passaggio nascosto, in moto da poter entrare ed uscire senza poter essere visti ne tanto meno colpiti. In epoca fascista il castello fu utilizzato come carcere, ove furono rinchiusi tutti i Pratesi rivoltosi. Della costruzione militare sono giunte integre solo le mura esterne.

Palazzo Alberti fu edificato nel XIII sec. e rimaneggiato nel corso dei secoli, nei primi anni dell'800 il palazzo divenne di proprietà della Cassa di Risparmio di Prato che ancora oggi ne detiene la proprietà, fu grazie a questo soggetto giuridico che prese forma la Galleria Alberti, dove sono esposte opere che riguardano l'arte seicentesca della Toscana, oltre ad opere dei maestri: Giovanni Bellini, Filippo Lippi e Caravaggio.

Il palazzo del Comune in origine era l'edificio dei Priori, il quale si affaccia sull'omonima piazza dove è collocata una copia della fontana del Bacchino, mentre l'originale fu trasportata all'interno del Palazzo stesso, dove si trovano anche una galleria di quadri e il museo del tessuto, che raccoglie campionature a partire dal Rinascimento. Il palazzo è un insieme di corpi di fabbrica, le varie parti vennero unite in un unico edificio grazie alla rielaborazione della facciata settecentesca.

Palazzo Datini fu la residenza del banchiere Francesco Datini, importante figura della città di Prato a cavallo fra il XIV e XV sec., l'edificio fu realizzato in stile pre-rinascimentale, con decorazioni ed affreschi che ricoprono le pareti esterne. Fra gli artisti che lavorarono alle decorazioni si ricordano Agnolo Gaddi e Niccolò Gerini. In questo palazzo soggiornarono papa Alessandro V e Luigi II d'Angiò; oggi il Palazzo ospita l'archivio di stato e quello di Francesco Datini.

Palazzo del Pretorio si affaccia su piazza del Comune, l'edificio è composto da due corpi di fabbrica: una casa torre del '200 e un edificio realizzato nel '300; questo complesso fungeva da abitazione per il Podestà, uffici della magistratura e dove erano collocate le prigioni; ma con il passare del tempo le funzioni che assunsero i vari uffici aumentò, questo fece nascere l'esigenza di suddividere ulteriormente i vari ambienti; gli ambienti furono ripristinati alle loro metrature originali solo nel XX sec. a seguito dei restauri del complesso.
Palazzo del Pretorio oggi accoglie il Museo Civico, il quale custodisce diverse pezzi che coprono il periodo dal Medioevo al XIX sec., fra le varie opere spiccano quelle del maestro Lippi e della sua bottega, ma si trovano anche pezzi unici di Andrea della Robbia, Benedetto da Maiano, Luca Signorelli e Giovanni da Milano.

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