COMUNE DI AVELLINO

Avellino giace su di un terreno friabile, composto da sabbie ed argille, posta nella vallata solcata del fiume Sàbato, a ridosso di una sua ansa. Il territorio della provincia di Avellino è prettamente collinare, con zone pianeggianti lungo le vallate dei fiumi: Sàbato, Calore, Ufita, Ofanto e Sarda (che si gettano nel lago di Conza, per continuare il suo lungo scorrere verso ovest fungendo da confine naturale), Sele (che funge da confine naturale con la provincia di Salerno), Orata, Cortino e l’Osento che si getta nel lago di San Pietro. La provincia è circondata dai rilievi: a sud-ovest si trovano i Monti Picentini dove si trova il Monte Cervialto (1809) e i Monti Partenio, Monte Terminio (1806 m.), Monte Raiamagra (1667 m.); nord- est si trovano i Monti d’Avella (1598 m.); est si trova la fascia Appenninica: Monte Mattina (918 m.) e Monte Pietra Palomba (860 m.).

Nella storia si sono abbattuti su questa terra diversi terremoti, che ne hanno segnato per sempre la sua Storia. La provincia lungo la fascia appenninica ha diversi boschi di castagni e faggi. La città ha sofferto molto dopo il terremoto del 1980, che ha portato via con se tutto quello che ha incontrato, lasciando solo desolazione e lacrime. Con la fase della ricostruzione la città di Avellino ha mostrato il suo nuovo lato moderno.

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STORIA

Avellino era città governata dai Sanniti, che fu sottomessa dalla potenza di Roma nel III sec. a.C. e nel 80 a.C. divenne una colonia capeggiata da Silla e dalle sue truppe. Il centro pulsante dell’attività era un tempo la vicina Altripalda, solo con la caduta dell’Impero Romano e con l’avvento dei Longobardi la città fu distrutta e spostata nell’attuale Avellino. La popolazione di Avellino conobbe grandi guerre capeggiate dai Normanni ed Aragonesi ed eventi catastrofici dovuti ai terremoti. Durante il susseguirsi dei secoli monti furono coloro che ebbero in mano Avellino e il suo Ducato, fino al XVI sec. quando divenne feudo dei Caracciolo, che lo detennero fino agli inizi del XIX sec. Fu grazie a questi ultimi che Avellino poté ricominciare a crescere sia in termini demografici che economici, dando stabilità alla popolazione e ai commerci, come quello della lana che stava prendo piede.
Durante la seconda guerra mondiale la città fu bombardata nel 1943, radendo al suolo la città, della quale rimasero in piedi solo parte della cattedrale e le rovine del castello longobardo. L’industrializzazione della città avvenne subito dopo la ricostruzione post bellica, ma fu stroncata dal terremoto del 1980, che azzerò tutti gli sforzi fatti sino ad allora per ridare slancio economico alla città che fino a decenni prima era in fase di stallo.

CLIMA

Il clima della città di Avellino è prettamente piovoso, con inverni freddi dove cadono fiochi di neve ed estati fresche con possibile formazione di foschia.

ECONOMIA

L’agricoltura ha segnato il territorio di questa provincia, con la coltivazione di uliveti, noccioli e vigneti che costeggiano i promontori collinari. Questa fu la principale fonte di reddito fino ai primi decenni della seconda a metà del XX sec., momento in cui il sisma del 1980 causò uno spaccato di vita, dove bisognò ripartire da zero. Da quel momento il tessuto industriale ha dato vita a un nuovo impulso, creando una rete di medie piccole imprese che potesse ridare input economico all’intera provincia. Fulcro importate della provincia è la presenza dell’industria metalmeccanica.
Anche il settore terziario avanzato ha dato segni di ampliamento, sia in quello relativo ai servizi (commercio e bancario), che quello legato al turismo culturale e quello di fedeli diretti al Santuario del Monte Vergine.

La facciata della cattedrale duecentesca fu modificato in stile neoclassico nel XIX sec. , ricoperta di marmo bianco suddivisa in due ordini solcati da quattro colonne, il portale presenta battenti con bassorilievi raffiguranti storie della fede ad Avellino, a chiudere il prospetto del portale è la lunetta con il bassorilievo dell’”ultima cena”, mentre ai lati si trovano nicchie con all’interno statue di santi. Accanto svetta il campanile edificato in stile romanico, con la base composta da frammenti e materiale provenienti da edifici romani. All’interno lo spazio è suddiviso in tre navate realizzate su di un impianto a croce latina, con cappelle laterali, ove la sezione centrale è sormontata da un settecentesco soffitto a cassettoni. A sinistra del transetto si trova la cappella di San Modestino, ove sono custodite le reliquie del santo fondatore, nell’abside si trova il coro ligneo del XVI sec. intagliato con raffigurazioni evangeliche, nella cripta suddivisa in tre piccole navate sorrette da colonne, chiamata anche chiesa normanna dell’Addolorata, nella quale furono aggiunti intonaci e stucchi settecenteschi.

Il santuario si trova avvolto all’interno si una vegetazione rigogliosa. Il santuario risale al XII sec. quando il pellegrino Guglielmo da Vercelli, in viaggio verso la terra Santa, deciso di fermarsi su questo colle dal quale la vista spazia su tutta la conca avellinese, giungendo sino a lambire il Golfo di Napoli. Il santuario fu dedicato alla Madonna. Ancora oggi sono migliaia i pellegrini che si riversano presso il santuario per venerare la Vergine. Accanto al santuario fu in oltre eretto il monastero sede dell’ordine monastico verginiano.
La basilica si compone di due edifici, la chiesa vecchia dove si trova il seicentesco altare maggiore realizzato in madreperla e lapislazzuli e il ciborio marmoreo posto nella cappella dei SS Sacramento sormontato da un baldacchino duecentesco. Dalla chiesa vecchia si accede al nuovo edificio edificato nella seconda metà del ‘900 in stile romanico, sull’altare maggiore fu posta la Madonna di Mondoverine: “Madonna Schiavona” realizzata nel ‘200 da Montano d’Arezzo. In oltre in questa nuova sede, all’interno della cripta, è custodito il sepolcro di Guglielmo da Vercelli.
Adiacente alla basilica si trova in oltre il Museo, dove sono stati collocati pezzi importanti come il crocifisso del XIII sec., dipinti e paramenti sacri. In oltre all’interno del percorso museale è stato incorporata mostra del permanente del Presepe, i pezzi di questa mostra coprono un arco temporale dal XVII fino al XXI sec.

Corso Vittorio Emanuele II è la zona "cool" di Avellino, dove si trovano i più bei negozi della zona e dove la gente e i ragazzi si ritrovano per la pre serata. Sul Corso si affaccia il settecentesco palazzo Caracciolo, residenza dei principi di Avellino.

Il museo Provinciale Irpino si compone di una collezione che ricopre il periodo dal XVII al XIX sec., suddiviso tra sezione dalla preistorica all’età Romana grazie alla collezione Zigarelli, una risorgimentale, arte moderna ecc… una parte dedicata alle porcellane e alla sezione numismatica di monete appartenenti all’età imperiale romana.

Su piazza Amendola si affaccia il medioevale palazzo della Dogana, la torre dell’orologio, mentre al centro della piazza troneggia l’obelisco in onore di Carlo II opera di Fanzago.

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