COMUNE DI VERCELLI

La provincia di Vercelli vista sulla carta geografica ha la forma di una clessidra allungata, la quale comprende il territorio lungo la pianura Padana sino alla sponda sinistra del fiume Po, per poi stringersi fra le province di Biella e Novara e allargarsi verso sinistra per racchiudere la Catena Alpina dove nasce il fiume Sesia. Le sue vette Alpine sorpassano i 3000 metri: Corno Bianco (3320 m.), Punta Indren (3260 m.), Corno Rosso (2979 m.), Monte Cossarello (2691 m.) e Pizzo Tignana (2653 m.).
I fiumi principali che solcano il territorio di Vercelli sono: il fiume Sesia che nasce sulle Alpi Vercellisi e lungo il tragitto funge da confine naturale con la provincia di Novara sino a giungere a lambire la stessa Vercelli e gettarsi nella acque del fiume Po; gli affluenti del Sesia sono: Rovasenda, Cervo, Elvo e Marcova. Il fiume Dora Baltea lambisce solo per un breve tragitto la provincia di Vercelli, nella parte finale del suo percorso, prima di gettarsi nel letto del fiume Po.
Da segnalare in oltre il Canale Cavour, che collega la sponda sinistra del Ticino nella provincia di Novara, passando attraverso il Vercellese e giungendo a Chivasso dove si connette al fiume Po.



















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La città di Vercelli inizialmente fu un insediamento dei Liguri che le diedero il nome di Vercellae, per divenire nel II sec a.C. territorio Romano ed essere elevata a rango di Municipium.
Con la caduta dell’impero Romano Vercelli divenne un ducato Longobardo e nel XII sec. un libero Comune. Nel XIII sec. la città ebbe un periodo di grande floridezza, dovuta alla edificazione dell’Abbazia di Sant’Andrea e alla nascita della prima Università del Piemonte, tuttavia nacquero diverse tensioni interne fra le famiglie guelfe ( Avogadro) e quelle ghibelline ( Tizzoni e Biccheri), che portarono il Comune a una rapida decadenza, tanto che la popolazione cedette la città ai Visconti signori di Milano, ma nel 1427 la città fu ceduta da Filippo Maria Visconti al duca Amedeo III di Savoia, divenendo la residenza del duca di Savoia. nel XVII sec. la città di Vercelli fu posta sotto assedio dagli Spagnoli, che la detennero fino al 1659 anno in cui Carlo Emanuele II la liberò dall’invasore. Nel 1704 fu presa dai Francesi sotto il comando del generale Vendome, ma dopo due anni la città tornò nuovamente ai Savoia. Nel 1859 gli Austriaci tennero in scacco Vercelli, la quale però fu ridotta a una palude a seguito della rottura degli argine del fiume ordinato da Cavour, facendo in modo che le truppe nemiche non potessero continuare la loro marcia. Durante la seconda guerra mondiale il territorio del Vercellese fu teatro di scontri fra i nazisti e partigiani.
Nel dopo guerra la città tornò a rifiorire, con l’agricolture a fare da traino, grazie all'inclusione della meccanica nei processi produttivi, partendo dall'aratura del terreno, sino ad arrivare alla filiera di trasformazione del prodotto.

Vercelli è rinomata per avere un'alta produzione di riso fra le più importanti del mercato Europeo, infatti la città è dal ‘500 che produce ed esporta riso verso altri paesi. Al settore primario agricolo si affianca quello industriale, composto principalmente da quello chimico e tessile.

La Basilica di Sant’Andrea fu iniziata nel XIII sec. in stile gotico cistercense, per volere del cardinale Guala Biccheri, il quale fece costruire in Vercelli anche l’ospedale. La facciata è composta da pietre grigie e verdi, mentre il marmo bianco fu utilizzato per le logge. Ad abbellire il prospetto della facciata sono tre portali adornati da una serie di archi strombati poggianti su colonnine realizzati con marmi rossi di Verona. La facciata è incastonata fra due campanili ed è suddivisa da pilastri in tre sezioni verticali, sopra il portale mediano spicca il grande rosone realizzato con una raggera a dodici colonnine; la facciata termina con un timpano sormontato da un’edicola. I due campanili ai lati della costruzione sono realizzati in stile gotico adornati da trifore, bifore e monofore, decorati con il bianco dell’intonaco e rosso dei mattoni, che creano un distacco con il corpo centrale del tempio.
L’interno della basilica è realizzato su di una pianta a croce latina, suddiviso in tre navate sorrette da pilastri a fascio, a loro volta reggenti archi ogivali, la navata di destra presenta aperture a monofore, mentre in quella di sinistra si aprono una serie di oculi.
Adiacente al transetto destro svetta il poderoso campanile edificato nel ‘400 e rimaneggiato nel secolo successivo, la cui costruzione fu realizzata su base quadra terminante in una cuspide. Accanto al tempio si trova il monastero, suddiviso in vari ambienti: la sala capitolare, il chiostro, la sagrestia e il parlatorio. Il chiostro adiacente al tempio è sorretto da una serie di colonne realizzate in stile romanico reggenti le volte a vela.

Il Duomo di Vercelli è intitolato a Sant’Eusebio e fu edificato sulle fondamenta di un precedente tempio. L’edificio fu innalzato nel ‘500 su progetto di Pellegrino Tibaldi e rimaneggiato nel ‘700. La faccia è realizzata in stile classico, la quale è sormontata da una pronao sorretto da semicolonne, culminante in un attico dove troneggiano le statue dei dodici apostoli. Accanto all’edificio svetta il campanile realizzato nel XII sec. in stile romanico, composto da tre ordini e rimodellato nel corso dei secoli, mentre nel ‘600 fu rielaborata la cella campanaria.
L’interno del duomo fu realizzato su di un impianto a croce latina suddiviso in tre navate, sorrette da pilastri adornati da colonne binate; qui sono tumulate alcuni esponenti della casata dei Savoia all’interno della cappella del Beato Amedeo, realizzata all’interno del transetto destro su pianta ottagonale sormontata da una cupola. Nell’abside si trova l’altare maggiore, coronato da una serie di bassorilievi raffiguranti momenti della vita di Sant’Eusebio e il coro ligneo. Nel transetto sinistro fu ricavata la settecentesca cappella intitolata a Sant’Eusebio realizzata su di una pianta circolare.
Il Duomo di Sant’Eusebio custodisce un tesoro composto da: reliquiari, codici, paramenti sacri e oggetti di pregiata oreficeria. I reliquiari si compongono di vari scrigni, fra quelli più importanti citiamo quello di San Giovanni Battista, della Madonna (dove è custodita una ciocca di capelli), reliquiario dei Santi Nazzaro e Celso, Santa Caterina d’Alessandria.
Nell’Archivio capitolare sono custoditi 229 volumi che si suddividono fra codici e miniati, il pezzo più prezioso è l’Evangeliario di Sant’Eusebio, oltre a pergamene e incartamenti del VIII sec.

La chiesa intitolata a Santa Chiara fu realizzata nel settecento, ma nel corso dell’800 fu adibita a magazzino, questa nuova ubicazione la rese inagibile e si dovette procedere con una serie di restauri. La facciata del tempio è divisa in due ordini solcati da una serie di colonne, al centro della quale si trova il portale sormontato da un finestrone. L’interno è realizzato su di una pianta esagonale, adornato da colonne sulle quali poggiano degli archi. Accanto al tempio si trova il piccolo chiostro si Santa Chiara realizzato in stile gotico.

La chiesa intitolata a San Cristoforo fu edificata agli inizi del XVI sec., la cui facciata si apre con una serie di lesene.
L’interno del tempio è suddiviso in tre navate sorrette da pilastri, fra le cappelle che adornano la chiesa,  quella intitolata a Maria Maddalena è la più importante, ove alle pareti sono presenti una serie di affreschi raffiguranti scene della vita di Maddalena: la predica di Gesù, la Cena con Simone, il Battesimo dei Principi di Marsiglia e l’Ascensione di Maddalena verso i corpi celesti. In una tela opposta si trova la Crocefissione di Gesù.
Nella cappella dell’Assunta invece furono realizzati affreschi sulla vita di Maria, con particolare attenzione all’Assunzione che è rappresentata in una tela più grande: Nascita della Vergine, lo sposalizio di Maria, l’Adorazione dei Pastori e l’Adorazione dei Magi
Nell’abside è collocata la tavola della “Madonna degli Aranci fra Santi”, opera di Gaudenzio Ferrari.

La chiesa duecentesca intitolata a San Francesco, nel corso dei secoli subì diversi danni e la sua struttura venne restaurata nell’800 in stile barocco. L’adiacente campanile è testimonianza delle guerre che si combatterono in città, in quanto all'interno delle pietre dei muri sono ancora visibili i colpi di artiglieria.
L’interno del tempio è diviso in tre navate sorrette da colonne e pilastri, sui quali poggiano archi e volte.

La chiesa duecentesca intitolata a San Paolo fu eretta in stile romanico e rimaneggiata nel corso dei secoli. La facciata in stile gotico – romanico si apre con un portale moderno di imitazione romanico, sopra il quale si apre il rosone incastonato fra una quadrifora e una trifora, accanto alla struttura svetta il campanile romanico. L’interno è suddiviso in tre navate sorrette da pilastri cilindrici sormontate da volte, gli interni sono adornati da tele del ‘600 e del ‘700.

La quattrocentesca abitazione della famiglia Tizzoni ha subito nel tempo diverse modifiche, nell’edificio è inglobata anche una torre, all’interno dell'edificio è conservato ancora il cortile cinquecentesco; di grande pregio è la sala al pian terreno dove furono realizzati una serie di affreschi con le rappresentazioni di Apollo e degli dei dell’Olimpo, fra le muse e putti.

Il castello Visconteo di Vercelli fu realizzato in epoca medioevale e fu la sede dei duchi di Savoia, oggi ospita il Tribunale. L’edificio è composto da torrioni ai quattro angoli, in quello di sinistra vi fu imprigionato il duca Amedeo IX il Beato, ove vi morì.

Il palazzo Arcivescovile è di epoca quattrocentesca si affaccia su piazza Alessandro D’Angennes, il quale fu realizzato in stile romanico – gotico. All’interno dell'edificio si trovano diverse opere che furono raccolte dalle chiese non più consacrate o salvate dall'incuria del tempo.

Piazza Cavour è la piazza principale della città di Vercelli dove si trova il monumento alla Libertà del Commercio e all’agricoltura. Sulla piazza si affacciano diversi palazzi di epoca medioevale e la torre dell’Angelo eretta dalla famiglia Tizzoni nel ‘300, la quale presenta una forma ottagonale.