COMUNE DI GENOVA

La città di Genova è sia capoluogo di provincia, nonché della regione Liguria. La città trova la sua collocazione alle pendici dell’Appennino, affacciata sul mare, alle foci dei torrenti Polcevera e Bisagno, che durante il corso delle alluvioni, hanno dato origine a una pianura solcata da un anfiteatro collinare. Nel 2004 la città fu Capitale Europea della Cultura e nel 2006 il suo centro storico è stato decretato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Il poeta Petrarca la descriveva come la "Superba" per gli uomini che l'abitano e come Signora dei mari, per la sua flotta navale e commerciale.

Il Nome di Genova si fa risalire al dio Giano, ma ha diverse radici, tra cui quella Ligure- celtica Genua, che significa Mascella, tale appellativo gli era stato dato in quanto la conformazione morfologica costringeva i viaggiatori a passare lungo un’unica via di accesso, pertanto il dio Giano bifronte: dio del passaggio.

La città si estende per circa 42 Km sulla costa ed immediatamente alle spalle si trovano gli Appennini. Durante l’epoca fascista la città subì un enorme ampliamento, tanto da dover inglobare diversi comuni (1926). Il centro storico della città è il più grandi in Europa, nella parte più antica si trovano una serie di viuzze e piazzette, quasi a formare una fitta ragnatela. La città è molto particolare, in quanto il turista si trova a passeggiare lungo scalinate e vecchie mulattiere, a volte capita di passare davanti a un tetto di una abitazione collocato a livello della strada, in quanto i palazzi e le case si sviluppano in altezza lungo il pendio del promontorio, che raggiunge i 300 metri di altezza.

I simboli della città sono rappresentati dalla Lanterna, l’antico faro del porto che si eleva per 117 m e la fontana di piazza De Ferrari. Una curiosità sulla bandiera della città: una croce rossa (la croce di S. Giorgio) in campo bianco, questa fu adottata su richiesta dalle imbarcazioni Inglesi per essere protette dalle flotte genovesi durante le loro traversate marittime, e ancora tutt’ora le navi Inglesi la issano.

La situazione demografica vide un picco di crescita degli stranieri a partire dal 2003, con una presenza maggiore di abitanti di origine albanesi, marocchini e cinesi. Tuttavia la situazione edilizia di ampliamento della città, che avanzò soprattutto negli anni 60’ grazie al boom economico, oggi si è arrestata, soprattutto in quanto la popolazione cerca di fuggire dal groviglio della città, preferendo le zone meno convulse della provincia, questo ha fatto registrare una età media dei resistenti molto elevata, infatti Genova è decretata la città più vecchia d’Europa.

Gli ammodernamenti che furono effettuati a partire dagli anni ’60, portarono alla realizzazione di grandi complessi abitativi che si superassero in altezza e dimensione, più che in lunghezza ed eleganza. Questa forma edilizia ha lasciato dietro di se una serie di discussioni soprattutto da parte dei residenti, un esempio è il cosiddetto “Biscione”, una costruzione simile ad un lungo serpentone, oppure alle case “Lavatrici”. Tuttavia queste nuove forme di edilizia hanno portato Genova ad essere la capitale italiana dell’architettura moderna, questo grazie anche alla mano dell’architetto Renzo Piano, la città possiede anche il primo grattacielo d’Italia: Torre Piacentini, alta 132 metri, costruita in cemento armato nella prima metà del XX sec. inaugurato nel 1940, ed è stato anche il più alto grattacielo Europeo, prima di essere surclassato nella seconda metà del secolo da molti altri edifici.


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Genova fu decretata nel 1992 come "centro del mondo" a seguito del cinquecentenario della scoperta delle Americhe, identificando tale evento come le Colombiane. L'importanza di Genova fu nuovamente decretata nel 2004, quando fu proclamata capitale europea per la cultura, facendola quindi elevare ai livelli di tutte le altre città d'arte italiane.
Durante gli anni ‘80-‘90 furono compiuti numerosi restauri ai palazzi e alle chiese della città, queste opere garantirono il recupero totale del Palazzo Ducale, del Porto Antico e la riedificazione del Teatro Carlo Felice che fu distrutto dai bombardamenti della II Guerra Mondiale. Genova con il passare del tempo si è espansa lungo tutta la fascia costiera per circa 33 km, arrivando ad assorbire Voltri a occidente e Nervi a oriente. Il porto in oltre offre la possibilità di ancorare navi di qualsiasi pescaggio entrando dalla porta di Levante, in quanto la profondità che vi si raggiunge varia dai 16 ai 20 metri.

PERSONAGGI ILLUSTRI DI GENOVA

A Genova nacquero artisti di fama mondiale come il violinista Niccolò Paganini, il cui violino si trova oggi conservato nel comune della città (Cannone di Paganini). A Genova nacquero in oltre gli esploratori come: Andrea Doria e Cristoforo Colombo, mentre fra i patrioti si ricorda Garibaldi e Mazzini.

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Gli abitanti di Genova sono da sempre riconosciuti come i signori dei mari, per via delle attività economiche mercantili e marinai guerrieri. Tale fu la sua forza nei secoli da poter erigersi a Repubblica, che resistette contro ogni nemico per otto secoli. I genovesi ebbero la capacità di fondare un impero coloniale che si estendeva dall’Iraq alle Canarie, riuscendo quasi a dominare l’intero Mediterraneo Occidentale e il Mar Nero. Il primo insediamento lo si individua sul colle di Sarvano, dal quale si controlla la vista sulla baia del Porto Vecchio. Inizialmente ad abitare questi luoghi furono i Liguri, un popolo bellicoso e abile nella navigazione. La città di Genova nacque soltanto nel VII sec. a.C. a seguito della presenza dei Greci e ai Fenici, che ne fecero la loro base per i traffici commerciali nel Mediterraneo, in quanto si prestava come punto strategico per le rotte verso la Pianura Padana. Divenne un polo importante sotto il dominio romano nel 222 a.C., che mise la città sotto la Gallia Cisalpina. successivamente la città fu bruciata dai Cartaginesi nel 205 a.C. e ripresa subito dai Romani. Con la caduta dell’impero romano si susseguirono le invasioni barbariche, il re dei Longobardi Rotari fece abbattere le mura difensive della città; nel 768 d.C. cadde nelle mani dei Franchi del re Carlo Magno.
Nel Medioevo la città coniò la prima moneta d’oro moderna: il "genovino", copiato poi da Firenze e Venezia. Nel X sec. i saraceni la distrussero, ma la popolazione la fece rinascere come comune, in questo secolo furono intraprese le crociate in Terra Santa, che Genova sostenne con un contributo navale, questo permise di creare una prima base verso la costruzione della Repubblica marinara. Successivamente la città si dovette scontrare con le potenze di Pisa e Venezia. Genova toccò l’apice nel XIII sec., quando Pisa fu sconfitta e i commerci divennero floridi, tanto da poter creare in tutto il bacino del Mediterraneo una sorta di catena commerciale, grazie alla nascita di empori e scali marittimi nelle proprie colonie. Nel ‘400 la città fu posta sotto il dominio prima della Francia e poi del ducato di Milano. Fu grazie al condottiero Andrea Doria che la città fu liberata dall’invasore, anche se a capo di essa, come unico monarca, vi si pose lui stesso, grazie all’intervento di Carlo V re di Spagna, il quale riconobbe l’autorità politica della Repubblica di Genova. Successivamente si susseguì un periodo di pace e di notevole flusso economico, almeno sino alla metà del ‘600, questo permise anche alla cultura di fiorire in tutti i campi artistici.
Questo periodo lo si deve soprattutto ad Andrea Doria, che seppe trarre il massimo beneficio dalla situazione storica del momento, egli si può anche incoronare come il maggior statista che Genova abbia avuto in sette secoli di storia. Durante questo momento florido  i banchieri genovese prestarono ingenti somme di denaro alla corona spagnola, riuscendo quindi ad accumulare gradi ricchezze in poco tempo, tuttavia la magia finì quando il re di Spagna non potendo essere più solvente verso i suoi creditori, smise di pagare. Nel 1768 la Corsica, ultimo possedimento della superba Genova, fu venduta alla Francia.
Tuttavia la sua neutralità non bastò nel 1805 per respingere l’occupazione francese di Napoleone, questa invasione accadde per l’indebolimento del potere della corona spagnola. Successivamente nel 1814 la città fu occupata dalla marina Inglese che fondò un governo provvisorio. La fine decisiva della Repubblica avvenne per decisione delle potenze europee, tutte indebitate verso il Banco si S. Giorgio, questo fece sì che la città fu annessa al regno di Sardegna a seguito del congresso di Vienna nel 1814. Una volta decaduta la repubblica, la città non perse il suo predominio sui mercati mondiali, ma cercò di essere sempre sulla cresta dell’onda.
Con l’annessione della città al regno d’Italia si accelerò il processo di rinnovamento, venne costruito il teatro Carlo Felice, il palazzo di Belle Arti in piazza De Ferrari, la via lungo il porto, furono costruite due stazioni ferroviarie: Genova Brignole e piazza Principe, il grande ospedale duchessa Galliera e il ponte monumentale sopra via XX settembre. Agli inizi del ‘900 furono realizzate varie opere come la sopraelevata elicoidale che conduce all’autostrada per Serravalle, gli impianti siderurgici di Cornigliano, l’aeroporto Cristoforo Colombo e l’immensa piazza Vittoria con l’arco dei caduti.
Nel 1943 fu assediata dai nazisti e solo il 24 aprile del 1945 fu liberata dall’assedio grazie al Comitato di Liberazione Nazionale.

L’economia di Genova si basava principalmente sull’attività portuale (attualmente è il secondo porto del Mediterraneo dopo quello di Marsiglia), ma con il mutamento dei mercati mondiali e della sempre più facile circolazione delle persone, anche lei ha dovuto scegliere di cambiare marcia, optando per uno scenario che guardasse molto più al turismo e al settore dei servizi, rimanendo sempre sul settore del terziario avanzato, la città di Genova ha scoperto quanto possa essere fruttifero il nuovo settore della enogastronomia.
Una curiosità sull’attività economica della zona, già prima della produzione del Jeans così come lo conosciamo noi, qui si produceva già questo tessuto, economico e facile da lavorare, con il quale si producevano grembiuli per gli operai o le divise dei balestrieri genovesi nel medioevo.

Molto importante per la città è anche il salone nautico, che richiama molti visitatori da tutto il mondo, dato che questa esposizione è la più importante d’Europa. La città è dotata, oltre che da un buon servizio pubblico tramite gomma (bus), anche a mezzo funicolare, che permette una più rapida comunicazione della città alta con quella del porto, ma Genova è anche dotata di una linea metropolitana che congiunge il centro con il quartiere di Rivarolo.
Nel 1995 Genova fu la sede del Festival Internazionale di Poesia, una delle manifestazioni di letteratura più importanti d’Europa. Oltre all’arte Genova è anche una città tecnologica, tanto da essere qui la sede dell’istituto Italiano di Tecnologia e presto sarà realizzato anche un villaggio high-tech.

Non si può tuttavia non parlare della cucina di Genova, ottimo intreccio fra piatti a base di mare e quelli che richiamano le terre liguri. I ristoranti abbondano di menu ricchi di ogni varietà di pesce dal polipo alle zuppe di pesce, ma anche grigliate di carni e contorni di verdure. Da non perdere sono le trofie con il pesto del basilico di Prà, mentre per gli spuntini veloci durante la giornata, ci si può accontentare anche di una buona focaccia genovese.

La Basilica è collocata nelle vicinanze della Porta di Serravalle. La prima costruzione della chiesa avvenne nel IX sec. all'interno delle mura difensive della città e successivamente ricostruita nel XII grazie a proventi provenienti dalle crociate in terra santa. Del primo edificio restano ancora i portali laterali intitolati rispettivamente a S. Giovanni e S. Gottardo, oltre al falso transetto e alcune parti della navata centrale. La chiesa fu ristrutturata nel XIII sec. da maestranze francesi, che si ispirarono per i lavori ai modelli di chiese edificate nel nord della Francia. Il nuovo edificio ebbe la facciata racchiusa fra due torri e volte a crociera. Purtroppo la nuova struttura fu avvolta dalle fiamme sul finire del ‘200 e non fu possibile portare a compimento il progetto. Tra il XIV e il XV sec. furono avviati i lavori per la costruzione della loggia nella torre nord e il compimento del rosone.

Sul lato sinistro del tempio furono aperte anche delle cappelle, fra le quali spicca quella dedicata a S. Giovanni Battista, patrono della città di Genova. All’interno troviamo anche una serie di decorazioni composte da formelle marmoree raffiguranti: apostoli, evangelisti e padri della chiesa. Gli affreschi della cappella sono del XV sec. ad opera di Giovanni d’Aria, fra questi spicca la lunetta ove è rappresentato il Convito di erode e il martirio del santo. Dietro l’altare è posta l’arca contenente le ceneri del santo. Nel 1550 furono approvate nuove modifiche, come il riassetto dell’edificio, ultimando la torre meridionale ed eliminando il tiburio, sostituendolo con una cupola cassettonata, in oltre le navate furono sormontate da coperture a volta e il pavimento sostituito da blocchi di marmo bianchi e neri. Dietro all’altare fu collocato il coro ligneo, sul quale troneggia la crocifissione dipinta da Federico Barocci.

La costruzione dell'edificio religioso risale attorno al secolo XI, quando il momento accolse al suo interno gli appezzamenti di terreno adibiti a coltivazione di viti. La chiesa fu ristrutturata nel '500 nella zona absidale ed un secondo ritocco avvenne nel corso del '600. L'interno è suddiviso in tre navate sormontate da una cupola ottagonale, gli affreschi del presbiterio sono di Ludovico Tavarone , mentre le navate e la cupola furono affrescate da mani diverse dal XVIII al XIX sec. Dello stile romanico, legato alla chiesa primaria, rimane ancora tutt'ora il campanile che svetta accanto alla cupola della chiesa.

L'edificio religioso era già edificato in epoca medioevale, il quale si affacciava su piazza Banchi, quest'ultima un tempo era il centro del mercato del grano cittadino e zona di scambio tra il porto e la città sino al '700, qui si instaurarono al tempo anche banchi di cambio.

 

Nel 1398 un incendio, causato dalle fazioni in rivolta di quel tempo nella città di Genova, distrusse Palazzo Di Negro e la chiesa di S. Pietro in Banchi. La chiesa fu ricostruita solo nel 1570, grazie a Bernardino Cantone, il quale a sue spese affrontò l'opera di costruzione, il progetto fu elaborato in modo tale che l'edificio si potesse troare in una posizione sopraelevata, raggiunto da una scalinata che conduce sino alla terrazza dalla quale si diparte la facciata della chiesa affrescata da Giovanni Battista Baiardo nel XVII sec., in quanto a pian terreno furono instaurate delle botteghe per poter rimpinguare le casse del costruttore. L'edificio al suo interno presenta una pianta centrale sovrastata dalla cupola ottagonale.

L’accesso alla cinquecentesca chiesa è consentito dal pronao ottocentesco di Giovan Battista Resasco, che per altro non fu portato a compimento. L’edificio gotico fu realizzato dai frati Minori di San Francesco, sulle fondamenta di una precedente chiesa romanica del ‘200.

 

Successivamente sul finire del ‘500 Lorenzo Lomellino fece prolungare il presbiterio, furono eretti due campanili laterali, costruite le 18 cappelle laterali e una nuova cupola all’intersezione con il transetto. La chiesa è rivestita in marmi policromi e adornata da stucchi dorati, le colonne furono modificate con quelle attuali in ordine composito con fusto scanalato in marmo bianco di Carrara e rosso di Narbonne.

Il castello D'Albertis domina sul panorama della città dalla vetta del monte Montegalletto. L’edificio fu costruito sul finire dell’800 per il capitano D’Albertis. Alla morte del capitano il castello fu donato al comune, insieme alle collezioni di strumenti nautici e armi, oltre ai cimeli raccolti durante i suoi viaggi. All’interno è stato creato un percorso che rivive tutti i viaggi del capitano, partendo dal nord America, sino ad arrivare all’Oceania.

 

La Lanterna è il simbolo della città di Genova, anche se oggi si trova all’interno di un complesso industriale, che la sradica dalla città stessa, rimane nei guori dei genovesi come una bandiera. In questo loco già nel XII sec. esisteva una prima torre di avvistamento, ma con dimensioni più ridotte. Le prime restaurazioni furono avviate nel ‘500, per poi essere accorpata alle mura della città nel XVII sec. Sul finire del ‘700 la Lanterna fu decorata con l’insegna del simbolo del comune: la croce di rossa di San Giorgio in campo bianco. Il faro è composto da un occhio luminoso, dal quale diparte il suo raggio luminoso, che raggiunge una lunghezza di 36 miglia marine. Oggi è possibile raggiungere la Lanterna grazie ad un percorso che attraversa il porto e ci permette di dare un occhio anche alla vita lavorativa dello scalo merci.

 

Il lungo portico della Palazzata della Ripa fu costruito durante il medioevo, questo si estendeva dalla Porta di Santa Fede, alla piazza del molo, giungendo ad una lunghezza di circa 1000 passi. I proprietari dei lotti di terreno in questa area dovettero rispettare le proporzioni e le altezze decretate per legge, per poter edificare. L’impatto visivo che si percepisce oggi è dovuto alle modifiche che si sono apportate agli edifici durante il ‘500 e ‘600, e una restaurazione nell’800. Oggi questo luogo è pieno di locali fra cui: bar, trattorie e ristoranti, mentre un tempo, siccome il portico era a ridosso del porto, qui si trovavano molti magazzini.

 

Palazzo Ayrolo si affaccia su piazza Fontane Morose, l'edificio fu edificato nel XVI sec. per volere di Francesco de Ugarte. Sul finire dello stesso secolo il palazzo passò di proprietà a Luca Negrone. Nel '600 l'edificio fu acquisito da Gio' Tommaso Airolo, il quale fece riedificare la struttura dall'architetto Bartolomeo Bianco. Il figlio Tommaso aquistò successivamente la dimora Negrone, per unificarlo all'abitazione edificata dal padre. Tuttavia il figlio morì di peste e i tuoi ingenti debiti non furono onorati, per tale ragione il palazzo divenne di proprietà della famiglia Negrone.

 

Oggi il palazzo accoglie all'interno delle sue sale i dipartimenti distaccati delle facoltà Umanistiche.
Il Palazzo fu edificato agli inizi del '600 per volere dei fratelli Giacomo e Pantaleo Baldi, i quali vollero una struttura nella quale fossero realizzati due appartamenti uguali fra di loro ma sovrapposti, il primo piano nobile era destinato a Pantaleo e il secondo a Giacomo. Fra gli spazi in comune rimangono l'ingresso a colonnato con l'adiacente cortile interno e lo scalone.
Nel XVII sec. l'edificio fu ereditato da Francesco Maria Baldi nipote di Pantaleo, il quale intraprese una serie di modifiche come: l'ampliamento dello stabile, più precisamente delle ali alterali e del giardino.
All'interno delle stanze del palazzo sono ancora ben conservati una serie di cicli di affreschi come: il ratto di Proserpina, il carro del tempo, Giove tra le Arti ed il trionfo di Ercole. A queste decorazioni si sussegue la realizzazione degli affreschi della Galleria degli Amori degli Dei. Le visite al palazzo sono gratuite, grazie agli studenti della stassa facoltà che si prestano come guide all'interno delle stanze del palazzo spiegandone i contenuti e la storia.

Palazzo Bianco fu realizzato nella prima metà del ‘500 per la famiglia Grimaldi. All’inizio presentava una semplice forma cubica, ma con il passaggio di proprietà a Maria Durazzo Brignole-Sale l’edificio fu ricostruito, affidando l’opera a Giacomo Viano. L’intonaco e gli stucchi esterni furono dipinti con colori tenui, in modo da fungere da contrapposizione all’adiacente palazzo Rosso, da qui derivò il nome di palazzo Bianco. Sul finire dell’800 il palazzo fu donato, come da testamento, al comune di Genova da Maria Brignole Sale De Ferrari.

 

Con la creazione della Galleria Civica, qui furono convogliate molte raccolte d’arte, pervenute soprattutto da collezioni private come: Oddone di Savoia, Duchi di Galliera e Giovanni Battista Assarotti. Durante la seconda guerra mondiale il palazzo fu seriamente danneggiate, pertanto solo nella seconda metà del XX sec. fu ricostruito, permettendo così al museo di poter riaprire i suoi battenti. Nel 1970 palazzo Bianco divenne una pinacoteca e di conseguenza le statue e le sculture furono trasferite in un museo specialistico: Museo di scultura e architettura collocato presso il convento di S. Agostino. Nella pinacoteca sono esposte opere di artisti molto importanti come: Lippi, Caravaggio, Veronese Memling, David, Rubens e Van Dyck.

L'area sulla quale sorse il palazzo fu acquistata da Gio Batta Brignole nella prima metà del '600, il quale diede l'incarico all'architetto Bartolomeo Bianco di edificare il palazzo. Nella seconda metà dello stesso secolo, gli eredi di Brignole continuarono l'ampliamento dello stabile, acquisendo le dimore ad esso confinanti. L'ingresso principale fu realizzato su via Santa Maria degli Angeli, mentre quello che si affaccia su strada Nuova, e che si apre nel giardino, fu rielaborato, aggiungendo due talomoni.

 

Con l'apertura di Stada Nuovissima parte dello stabile più vecchio e il giardino furono espropriati. Per questa radicale trasformazione, il palazzo subì una ristrutturazione, che vide il portale su strada Nuova arricchirsi di uno scalone e un porticato. Nei primi anni dell'800 la proprietà passo in mano alla famiglia Durazzo.

L’edificio fu costruito fuori le mura della città di Genova, nelle vicinanze di porta San Tommaso; l’edificio fu progettato come dimora per l’ammiraglio genovese Andrea Doria, al servizio di re Carlo V di Spagna. Il complesso residenziale si articolava sino ad arrivare alle pendici della collina, adornato da giardini e  terrazzate, purtroppo non pervenute ai giorni

 

d'oggi, in quanto distrutti per far spazio alla ferrovia. Per le finiture furono chiamati grandi artisti come Perin del Vaga per gli affreschi del Salone dei Giganti ove sulla volta è rappresentato il dio Giove mentre è intento a fulminare i giganti ribelli (allusione a Carlo V e alle sue vittorie) e a Nettuno mentre placa le onde del mare dopo il naufragio di Enea, nella Loggia degli Eroi sono rappresentati i grandi condottieri dell’antica Roma che sacrificarono la loro vita per la patria; di grande pregio ornamentale sono anche i camini e le fontane, fra queste ultime citiamo quella del nettuno. Oggi al piano nobile è posto un museo, nel quale sono collocati arredi e tele originarie del palazzo stesso, tra le quali il ritratto di Andrea Doria, una pala intitolata a S. Giuliano in atto di ricevere la palma del martirio e un arazzo ove si narrano le gesta di Alessandro Magno.

Il palazzo fu progettato nella seconda metà del ‘500 per i fratelli Giovanni e Domenico Donzello. A causa della pendenza del terreno, la sessione atrio-cortile–giardino, si sviluppa in verticale, mediante una serie di scale, mentre lo scalone monumentale conduce al piano nobile. La facciata del palazzo è rivestita a bugnato e scandita da lesene, mentre sulle finestre del primo piano si alternano in sequenza forme geometriche di timpani e triangolari.

Purtroppo il committente cadde in rovina a causa dell’insolvenza di Filippo II di Spagna, di conseguenza il palazzo fu venduto ancora incompiuto a Gio Andrea Doria nel 1575, che lo destinò ai duchi di Tursi. Nel 1820 il palazzo fu acquistato dai Savoia, per poi divenire nel 1850 la sede del comune di Genova. All'interno del palazzo è stata dedicata un'area per il celebre Paganini il quale lasciò in eredità alla città di genova il suo violino detto il “Cannone”.

Sulla facciata settecentesca in stile neoclassico a colonne binate spicca lo stemma della Repubblica, ad opera di Simone Cantoni, sormontato dalla corona reale e sorretto da grifoni. La costruzione del palazzo Ducale iniziò nel 1587, sotto la supervisione del Vannone. L’accesso è dato dal portale che si affacciata sulla piazza e conduce a due cortili loggiati. Al centro dell’atrio interno è posto lo scalone monumentale, suddiviso in due rampe, quella di sinistra conduce alle sale del Minor e Maggior Consiglio, oltre che alle stanze del Doge e la cappella, quella di destra conduce all’Archivio Storico del Comune. Importante è la cappella Ducale, ove si trova la statua della Madonna opera di Francesco Maria Schiaffino, collocata sopra l'alatere. Volgendo lo sguardo alle pareti si ammirano gli affreschi raffiguranti tre scene: l’arrivo a Genova delle reliquie del santo protettore S. Giovanni Battista, la presa di Gerusalemme da parte di Guglielmo Embriaco ed infine Cristoforo Colombo mentre pianta la Croce sulla spiaggia del nuovo continente.

 

Sul soffitto è rappresentata la Vergine in atto di ricevere da un angelo i simboli della regalità. Nel 1777 un incendio devastò lo scalone d’onore e le sale del Minor e Maggior Consiglio, andarono anche perduti gli affreschi del Franceschini. Gli ambienti furono ricostruiti da Simone Cantoni, il quale progettò per la sala del Maggior Consiglio una sezione di semi colonne e lesene che inquadrano una sezione di nicchie, la sala è tutta rivestita in marmo e tutt’attorno troneggiano le statue di uomini illustri, le quali furono ricollocate ai loro posti dopo la loro rimozione nel 1797, ad esse si aggiungono quelle in stucco raffiguranti la Concordia, Pace, Fortezza e Giustizia. Dopo la caduta della repubblica, il palazzo fu destinato a diversi usi, l’ultimo fu quello di tribunale, il quale fu trasferito ad altra sede sul finire degli anni 1970.

Palazzo Spinola si affaccia su piazza Fontane Morose ed oggi è la sede del Banco di Sardegna, che ne finanziò il recupero, dopo le diverse trsformazioni e modifiche subite nell'800. Il palazzo fu edificato per volere di Giacomo Spinola nel '400, presenta una facciata con fasce bicolore e nicchie nelle quali sono collocate delle statue.

 

I lavori della costruzione del cinquecentesco palazzo Grimaldi iniziarono ancora prima della realizzazione della strada principale, la quale fu successivamente intitolata a Giuseppe Garibaldi. La facciata con portale presenta decorazioni ad affresco nella parte alta del frontale, dove furono realizzate una serie di raffigurazioni delle fatiche di Ercole.

 

Purtroppo con la realizzazione di Strada Nuovissima fu confiscato e demolito il giardino inferiore. Il palazzo fu di diversi proprietari, nel corso dell'800 divenne di proprietà della famiglia Mongiardino, mentre agli inizi del '900 la Illoyd acquistò lo stabile per farne la sede di propri uffici, fra le diverse opere murarie per l'adeguamento dello stabile, furono anche relizzate le coperture del giardino in stile liberty, compromettendo anche i vari affreschi.

Palazzo Interiano fu costruito nel XVI sec. ad opera dell'architetto Francesco Casella. Sul finire del '500 fu incaricato Pantaleo Calvi di realizzare gli affreschi per alcune stanze del palazzo. Nel '700 per mancanza di discendenza il palazzo fu acquisito dalla famiglia Centurione e sul finire dello stesso secolo divenne di proprietà del Marchese Luigi Grimaldi della Pietra, ma lo detenne per pochi anni in quanto agli inizi dell'800 lo cedette al conte Pietro Vivaldi Pasqua, per divenire di proprietà nel 1836 del marchese Domenico Pallavicini.

Il palazzo fu costruito per volere di Franco Lercali, il quale nella prima metà dell'800 lo cedette alla famiglia Parodi, la quale ne detiene ancora oggi la proprietà. Il palazzo ha una caratteristica decorativa molto particolare, nella prima sezione della facciata presenta una decorazione a bugnato a forma di diamante, mentre la sezione successiva presenta una facciata semplice.

 

Il portale d'ingresso è sorretto da due talomoni, i quali sono opera di Taddeo Carlone, queste due opere ritraggono i volti deturparti dei loro nasi, in quanto l'antenato di Lercali si narra che si vendicò dei suoi avversari mozzando loro naso e orecchie. Il primo piano nobile presenta diversi affreschi di paesaggi, mentre nel salone del secondo piano nobile si trova un affresco che raffigura la costruzione del fondaco dei genovesi a Trebisonda sul Mar Nero.

Palazzo Pallavicini Agostino si affaccia su via Garibaldi all'imbocco con piazza Fontane Morose. Il palazzo fu edificato nella seconda metà del '500 per volere di Agostino Pallavicino, il quale diede l'incarico all'architetto Bernardino Cantone. Nel '700 il palazzo divenne di proprietà della famiglia Cambiaso.

 

L'esterno è stato decorato a bugnato, con la decorazione dello zoccolo in marmo bianco, oltre al portale e ai timpani delle finestre. Nel piano nobile si trova l'affresco del ratto delle Sabine e la storia di Amore e Psiche.

Il palazzo Pallavicini Tobia oggi è la sede della Camera di Commercio di Genova. L'edificio fu costruito nel '500 per volere di Pallavicini Tobia, il quale diede la commessa all'architetto Giovanni Battista Castello. La costruzione originaria presentava una forma semplice di forma cubica.

 

Nel '700 divenne di proprietà della famiglia Carrega la quale decise di innalzare lo stabile di un piano, mentre il corpo dell'edificio fu allargato per mezzo di due ali. Gli interni sono decorati con stucchi e affreschi a grottesche, mentre la galleria costruita nel XVIII sec. fu realizzata in stile roccocò.

Palazzo San Giorgio fu costruito nella seconda metà del ‘200 per il capitano del popolo, collocato fra il porto e il portico pubblico di Sottoripa; nei tempi successivi il palazzo fu utilizzato come dogana e agli inizi del ‘400 fu acquistato dal Banco di S. Giorgio, ove venne insidiata la sede. Nel 1570 la struttura fu modificata e la facciata esterna fu affrescata da Antonio Semino. Qualche anno più tardi la facciata fu nuovamente ridipinta dal Tavarone.

 

All’interno si trova il “Salone delle Compere” adornato da nicchie, dove al loro interno furono collocate le statue dei cittadini benemeriti, oltre alla tela della Madonna regina di Genova e allo stemma della città con i simboli della giustizia e della fortezza. Questo palazzo fu anche la prigione di Marco Polo dopo essere stato catturato a seguito della battaglia di Curzola, che vedeva contrapposta a Genova alla rivale Venezia, fu durante la prigionia che Marco Polo dettò al suo compagno di cella le prime parti di quello che sarà il celebre scritto "il Milione".
Oggi il Palazzo è la sede del Consorzio Autonomo del Porto di Genova.

Palazzo Spinola fu costruito nel XVI sec. dai Grimaldi e successivamente passò alla famiglia Spinola nel '700, la quale nel 1958 lo donò allo Stato Italiano. Al suo interno si trova oggi una galleria d'arte di quadreria comprendente due cicli di affreschi, quelli di Lazzaro Tavarone,

 

il quale illustra i personaggi della famiglia Grimaldi e quelli del De Ferrari che affresca la Galleria degli Specchi e dei salotti per la famiglia Spinola. Al terzo piano dell'edificio è collocata la galleria Nazionale della Liguria, in questa sessione si trovano le opere di: Antonio da Messina, Rubens, Carlo Braccesco e Giovanni Pisano.

Il palazzo fu edificato nella seconda metà del '500 per volere di Giovanni Battista e Andrea Spinola. Nel secolo successivo fu edificato un successivo piano, mentre nel '700 passò in proprietà alla famiglia Doria. Purtroppo la facciata del palazzo subì gravi danni nel corso dell'800 e delle battaglie che seguirono,

quindi fu deciso di restaurare l'edificio donandogli l'aspetto attuale. All'interno si trovano molte stanze affrescate di notevole carattere artistico, uno fra i tanti esempi è al piano nobile con la raffigurazione degli amori idillici: Giove e Dafne, Venere e Adone, Giove ed Europa. Di grande rilievo è anche l'affresco nel salone raffigurante la famiglia Spinola la quale era l'emblama stesso della forza e della potenza. Molti ambienti del palazzo sono stati decorati seguendo lo stile roccocò.

L'edificio fu fatto costruire nella seconda metà del '500 dai cugini Spinola Lazzaro e Giacomo, la struttura presenta due appartamenti indipendenti e fra loro simmetrici. L'edificio passò interamente sotto la proprietà della famiglia Cattaneo.

Gli interni dei piani nobili sono riccamente affrescati, utilizzando per le raffigurazioni sia momenti storici importanti da parte dei membri della famiglia, che figure ed episodi mitologici. Sono ancora presenti alcuni pezzi del mobilio e della quadristica originaria che abbellivano le sale del palazzo. La facciata del palazzo è decorata ad affresco con illusionistiche decorazioni fra cui stucchi, colonne e timpani alle finestre. Nel XVII sec. Il palazzo fu colpito dalle cannonate delle navi francesi, subendo diversi danni e non fu nemmeno graziato dai bombardamenti della grande guerra.

Il palazzo fu costruito nella seconda metà del '500 per volere di Pantaleo Spinola, il quale diede l'incarico all'architetto Bernardo Spazio, al quale si sucedette Pietro Orsolino. La facciata del palazzo si presenta molto semplice, movimenti di rilievo sono senza dubbio le statue collocate nel timpano sormontante il portale d'ingresso.

Durante il '600 fu realizzato un ciclo di affreschi che prendono spunto da episodi biblici, i quali adornano i locali dell'ingresso. Attraverso uno scalone si accede al piano nobile, dove si trova dipinto un affresco con rappresentazioni mitologiche: Giove che riceve le chiavi del tempio di Giano.

La realizzazione del palazzo iniziò nel ‘600 per volere di Stefano Baldi, sotto le maestranze degli architetti Cantone e Moncino. Successivamente altri proprietari si susseguirono alla costruzione dell’edificio, fra cui Carlo Fontana, il quale progettò il giardino pensile affacciato sul mare adornato da una pavimentazione a mosaico. All’interno del complesso è da ammirare la Galleria degli Specchi, la quale da un effetto ottico amplificato al volume dell’ambiente, grazie al gioco creato dalle immagini degli specchi, all'interno della Galleria sono in oltre presenti quattro statue di Filippo Parodi.

Proseguendo nella Sala delle Udienze si trovano due dipinti: "Ratto di Proserpina" e il "Ratto di Caterina Durazzo".
Il palazzo fu acquistato dai Savoia nel 1824, per poi passare allo Stato nel 1919 ed oggi ospita nel secondo piano nobile la galleria di palazzo Reale.

Il palazzo fu edificato sul finire del '600 per i fratelli Francesco e Ridolfo Brignole Sale. Il nome dato all'edificio deriva dal colore che fu utilizzato per l’intonaco esterno del palazzo, lo stesso che fu scelto per decorare i mascheroni, i timpani e il cornicione. Il palazzo è composto da due piani nobili, in quanto i futuri residenti avevano il parigrado nobiliare, il costruttore Pierantonio Corradi realizzò l’opera grazie all’unione di tre corpi di fabbrica mediante una serie di passaggi sospesi. Il secondo piano nobile si caratterizza per una serie di cicli di affreschi, per i quali fu utilizzata la tecnica dello “Sfondato” per creare delle illussioni, i questi termini furono pensate le sale della Primavera, Estate, Autunno ed Inverno.

Durante la seconda guerra mondiale il palazzo fu gravemente danneggiato, ma i lavori di restauro furono avviati solo nella seconda metà del XX sec. Il complesso fu donato al comune di Genova nel 1874 da Maria Brignole-Sale De Ferrari duchessa di Galliera, in quanto volle lasciare ai posteri un simbolo della magnificenza della casata dei Brignole-Sale, riuscendo pertanto a realizzare il primo museo della città, il quale comprese non solo la galleria, ma anche parte del mobilio originale. Tra i pezzi più importanti della galleria ci sono le opere di: Veronese, Van Dyck, Guercino, oltre a quelle di artisti locali; accanto all'arte raffigurata su tela, troviamo quella fotografica, con circa 100.000 scatti datati dal 1860 al 1950, che documentano il mutamento del patrimonio artistico Ligure.

La costruzione della porta è datata attorno al 1160, edificata su di un precedente valico del IX sec. Con il passare del tempo la porta perse d’importanza e la sua funzione primaria fu perduta, tanto da essere inglobata negli edifici adiacenti e solo sul finire dell’800 fu libera, grazie a Alfredo D’Andrade e Orlando Grosso, che ne seguirono i restauri. La porta è adornata da torri merlate ghibelline, su di essa fu incisa una scritta minacciosa in latino, che metteva in guardia coloro che sarebbero entrati nella città malintenzionati, adiacente a porta Soprana, si trovano i resti del chiostro di S. Andrea.

Chiostro di S'Andrea

Nel 1992, anno del cinquecentenario della scoperta dell’America, il porto antico è stato oggetto di una riqualificazione, in quanto era ora mai da tempo lasciato in disuso per gran parte della superficie, a causa dello spostamento dell’area produttiva a ponente. Tale opera fu affidata a Renzo Piano, il quale studiò come costruire un ponte di comunicazione fra la città e il mare. Tutti i corpi di fabbrica del porto furono ripuliti da eventuali aggiunte di strutture e restaurati, la porta del Molo denominata Siberia fu restaurata e le acque poterono nuovamente lambire le sue pareti, questa porta fu costruita da Galeazzo Alessi nel ‘500, la quale divenne il luogo per la riscossione dei dazi, al suo interno oggi si trova il museo Luzzati. I magazzini del cotone, sorti agli inizi del ‘900, furono riadattati divenendo un centro congressi, con annessa una biblioteca e un cinema multisala. Oltre alla riconversione di molte strutture in aree commerciali, fu aggiunta una struttura che colpisce il visitatore con il suo aspetto: il “Bigo”, la quale è un ascensore panoramico agganciato ad una gru, raggiungendo l’altezza di 60 metri, mentre gli altri due bracci servono come sostegno per la tela che fa da copertura alla piazza delle Feste. Un’altra aggiunta fu la Biosfera, una struttura in vetro e acciaio, contenente alcune specie di piante tropicali, la costruzione fu realizzata nel 2001.
All'interno del Porto Antico si trovano anche: il Museo dell'Antartide, il Museo del Mare e il famoso Acquario di Genova.

 
Veduta di Porto Antico
Il Bigo
La Biosfera
Magazzini del Cotone
Museo del Mare

ACQUARIO DI GENOVA

La struttura dell'acquario sorge sulla riva del molo di Ponte Spinola ed è una fra le più grandi d’Europa, la quale fu inaugurata nel 1992 su progetto di Renzo Piano e Peter Chermayeff. La struttura esterna è stata progettata per sembrare uno scafo di una imbarcazione, sollevata dal livello del mare grazie a una serie di pilastri. La struttura accoglie 59 vasche ( di cui 4 oceaniche) con diversi tipi di Habitat per poter accogliere le diverse specie: delfini, coccodrilli, squali, foche ecc..

 

Su piazza De Ferrari si affaccia il teatro dell’Opera e Palazzo dell’Accademia, il palazzo della Borsa edificato nel 1912 su progetto di Dario Carbone, adiacente al palazzo della Navigazione Generale Italiana, oggi sede della Regione. Per i Genovesi questa è la piazza per antonomasia, scenario di proteste, battaglie ed esaltazioni di vittorie, al centro fu realizzata una fontana a getti d’acqua.

La denominazione della piazza proviene dal nome di un'antica fonte che in questo luogo era presente e di cui si citava in un documento del XIII sec., la quale fu eliminata nel XIX sec.
Fra i diversi edifici che si affacciano sulla piazza, quello che spicca per maggior importanza è sicuramente Palazzo Spinola edificato nel XV sec., rivestito da fasce alternate bianche e scure, oggi sede del Banco di Sardegna. Un altro edificio di interesse rilevante è Palazzo Interiano Pallavicini costruito nel XVI sec.

Palazzo Spinola

Via Garibaldi agli inizi del '500 era denominata Strada Nuova, essa diparte da Piazza Fontane Marose e prosegue verso Palazzo Reale e Palazzo del Principe. Su questa via si affacciano molti palazzi signorili, i quali sono ben conservati, in molti dei quali sono  conservate molte collezioni d'arte, fra le più importanti e visitabili, sono quelle esposte a Palazzo Rosso, Palazzo Bianco e Doria Tursi. Questa via affascinò molto anche Madame de Stael che la definì "rue de Rois". Questa strada fu voluta soprattutto dai ricchi di quel tempo, per poter costruire sontuosi palazzi, esponendo ai propri rivali la loro potenza economica, tuttavia non sono tutte storie a lieto fine quelle di questi nobili o ricchi signori, in quanto alcuni di loro finirono in rovina o gli eredi vendettero tutto per realizzare quanto loro spettante.

Palazzi di Via Garibaldi

La piazza rappresenta la forza del fascismo dei primi anni ’20. L’opera fu affidata al Piacentini, il quale collocò al centro dell’invaso l’Arco della Vittoria in stile romanico, in memoria dei caduti della I guerra Mondiale. La struttura ha una base costituita da possenti colonne, che sorreggono un attico adornato da sculture. Sulla piazza si affaccia il palazzo dell’INPS, sempre ad opera del Piacentini, e altri palazzi delle medesime dimensioni. La piazza si conclude con un insieme rigoglioso di verde che circondano l’Arco monumentale.

L’accesso al teatro è consentito mediante un pronao decorato da formelle marmoree scolpite, sorretto da poderose colonne di ordine dorico, affiancato da due portici. Il teatro fu bombardato durante la seconda guerra mondiale e sino al 1981 fu abbandonato a se stesso. Della struttura originaria restava ben poco e si è proceduto a ricostruire tutto ciò che fu perduto. La struttura è suddivisa in tre parti: il pronao, il teatro con la torre scenica e il porticato Barabiniani.

 

Immagini Chiese di Genova

Chiesa S.Maria Maddalena
Chiesa S.Ambrogio
Chiesa S.Stefano

Immagini Palazzi di Genova

Il Matitone di Renzo Piano
Monumento a Cristoforo Colombo
Palazzo Cambiaso
Palazzo Carrega Cataldo
Palazzo Cattaneo
Palazzo della Regione Liguria
Palazzo delle Torrette
Palazzo Doria
Palazzo Gambaro
Palazzo Lomellino
Porta dei Vacca
Stazione Marittima di Genova